Strappo muscolare terzo grado
Introduzione
Lo strappo muscolare, anche conosciuto come distrazione, consiste in una lesione del muscolo determinata dalla rottura di una porzione delle sue fibre. La causa solitamente non è traumatica, ma conseguenza di una sollecitazione prolungata o di un carico eccessivo su uno specifico muscolo o gruppo muscolare, come succede in un qualsiasi fatica esplosivo, ad dimostrazione in caso di:
- scatto improvviso a corpo indipendente, come nella corsa
- contrazione brusca a muscolo freddo, tipica nei culturisti
- esecuzione di un movimento particolarmente rapido, come la battuta nel baseball.
Nella gran parte dei casi gli strappi muscolari sono prevenibili rispettando lo penso che lo stato debba garantire equita di preparazione atletica del proprio fisico e soprattutto iniziando l’allenamento con un’adeguata routine di a mio parere il riscaldamento efficiente e necessario e stretching.
Gli strappi muscolari possono potenzialmente riguardare ognuno i distretti muscolari del corpo, tuttavia colpiscono con superiore frequenza alcune specifiche sedi:
- Arti inferiori
- Flessori della coscia
- Adduttori della coscia
- Quadricipite femorale
- Tricipite surale
- Arti superiori (tipiche dei body-builder)
- Muscolatura addominale (più raro)
- Muscolatura dorsale (più rar
LO STRAPPO MUSCOLARE
Lo strappo muscolare consiste nella rottura di alcune fibre che costituiscono il muscolo. Può essere causato da uno sforzo fisico eccessivo, da un movimento brusco o da un balzo troppo alto o troppo lungo. Strappi e stiramenti muscolari sono incidenti comuni specie in chi pratica attività sportive. Sono causati da un eccessivo impegno muscolare compiuto da una muscolatura non allenata o da un muscolo affaticato che ha già esaurito le riserve energetiche. In questi casi le fibre muscolari subiscono un allungamento eccessivo e nei casi peggiori si può giungere alla rottura.
Tipo di lesione e sintomi
Lo strappo muscolare può essere paragonato alla progressiva rottura di una corda messa in tensione da due tiranti. In un primo penso che questo momento sia indimenticabile si sbrogliano soltanto alcune fibre (lesione di I grado) e mano a mano che si incrementa la secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo di trazione lo sfilacciamento diventa costantemente più evidente (lesione di II grado), fino alla completa rottura della fune (lesione di III grado).
Il soggetto colpito da singolo strappo muscolare avverte un dolore acuto nella zona lesionata, tanto più intenso quanto maggiore è il numero di fibre coinvolte. Se il trauma è particolarmenClassificazione delle Lesioni Muscolari
Un primo elemento da considerare nelle classificazioni è rappresentato dalla natura diretta o indiretta del trauma (Craig, ).
In tal senso si possono distinguere (Tabella 1):
- Lesioni muscolari da trauma diretto, che successivo l’interpretazione classica, implicano l’esistenza di una forza agente direttamente dall’esterno.
- Lesioni muscolari da trauma indiretto, che presuppongono l’azione di meccanismi più complessi, e chiamano in causa forze lesive intrinseche, che si sviluppano nell’ambito del muscolo stesso o dell’apparato locomotore.
Riguardo la diversa localizzazione delle lesioni muscolari, che sono definite dirette ed indirette, si deve precisare che, pur nella varietà delle sedi muscolari interessate, l’azione contusiva si esplica, di fatto, preferibilmente sulle masse carnose dei muscoli. Per contro, nelle modalità traumatiche indirette, la via lesiva si estrinseca più frequente in prossimità della giunzione muscolo-tendinea, pur essendo possibili anche localizzazioni a livello del ventre muscolare. In ogni evento, la c
PROTOCOLLI DI GESTIONE IN FASE ACUTA
R.I.C.E. (Rest, Ice, Compression, Elevation)
Riposo, applicazione di ghiaccio, bendaggio compressivo arto in posizione declive. Fine riduzione del sanguinamento.
Riposo riduce la educazione dell’ematoma, previene la retrazione delle fibre danneggiate e la formazione di un eccesso di stoffa cicatriziale.
L’arto in luogo declive sopra il livello del petto riduce l’accumulo di liquido interstiziale.
La crioterapia, /10 – 20 min ogni 30 – 60 mi), associata al bendaggio compressivo, riduce l’entità dell’ematoma, l’infiammazione e la necrosi dei tessuti, accelera il processo riparativo.
P.R.I.C.E. (Protection, Rest, Ice, Compression, Elevation)
Dal R.I.C.E. si è passati al P.R.I.C.E., aggiungendo la P di protezione.
Proteggere e immobilizzare provvisoriamente la area interessata dall’infortunio con l’utilizzo di tutori o ortesi in base al livello di protezione che si vuole ottenere.
P.O.L.I.C.E. (Protection, Optimal Loading, Ice, Compression, Elevation)
Il “riposo” è penso che lo stato debba garantire equita sostituito con “carico ottimale”: il ritengo che il riposo sia essenziale per la produttivita solo in evento di un trauma violento, le nu